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PROFESSIONE AUTISTA: QUALE FUTURO?
PROFESSIONE AUTISTA: QUALE FUTURO?

Difficoltà di attrarre i più giovani, mancanza di conducenti professionali qualificati e immagini negative del tipo di lavoro. Queste, secondo un'indagine condotta dall'IRU, le principali cause per spiegare la carenza di autisti in Italia. Dall'altra parte vengono elencate, una ad una, le contromisure da adottare, secondo gli addetti ai lavori, per fermare l'emorragia: facilitare l'accesso alla formazione professionale, migliorare le condizioni di lavoro e qualificare l'immagine del conducente professionale.

Cause e rimedi facilmente intuibili. Come i tanti (e ricchi) contribuiti governativi arrivati per invogliare a frequentare i lunghi (e costosi) corsi per conseguire patente e CQC. Questi soldi sono serviti a risolvere il problema? I numeri dicono di no. Da gennaio a settembre 2022, infatti, aumentano le posizioni da coprire in Europa. Si è passati da 57.569 posizioni aperte a 83.182, un aumento del 44% (43% per i bus). E la situazione non migliora certo se si guarda ad un'orizzonte più ampio, visto che nel 2026 ci sarà un ampio turnover dovuto a ragione anagrafiche ed un difficile ricambio generazionale.

Sempre restando dentro i nostri confini, solo il 6% fra gli autisti truck ha meno di 25 anni (dati aggiornati al 2021), per un'età media pari a 47 anni. C'è però un altro dato da evidenziare, soprattutto considerata la situazione. La disoccupazione giovanile, in Italia e secondo i dati Eurostat, ha toccato il 30%. Provocazione numero uno: quanto si potrebbe attingere da questo serbatoio migliorando contestualmente le condizioni e l'appetibilità dell'"essere autista"? Provocazione numero due: la popolazione femminile che guida un camion, sempre in Italia, è pari al 6%. Quanto gioverebbe al settore far crescere questa percentuale?

Rimanendo in tema giovani, una delle prime proposte avanzate per aumentare l'accesso e l'attrattività della professione è quella di abbassare l'età di ingresso (ad oggi, compresa in Europa tra i 21 ed i 24 anni), coprendo dunque il biennio di uscita dagli istituti superiori. A questo va aggiunto il costo, rilevante, per le abilitazioni professionali. compreso tra i 5.000 ed i 10.000 €. Semplice equazione: abbassare l'età di accesso alla professione e incentivando economicamente i costi di patenti e corsi, porterebbe ad avere più autisti? Qui cominciano ad addentrarsi i primi problemi, soprattutto quelli legati alla sicurezza stradale. E, nell'ottica dell'"obiettivo zero vittime nel 2030", nuovo progetto del Ministero dei Trasporti italiano per sensibilizzare i più giovani, questo punto non è affatto da sottovalutare. Secondo un report prodotto dall' European Transport Safety Council (ETSC), camion e pullman sono i mezzi che, per bilioni di chilometri viaggiati, hanno più possibilità di essere coinvolti in incidenti stradali mortali. Inoltre, sempre secondo l'istituto europeo, la curva dell'incidentalità si abbassa notevolmente con l'aumentare dell'età del conducente.

Tanti fattori che, per il momento, sembrano far emergere un'unica verità. Servirebbe un vero e proprio intervento di sistema, che non solo tocchi attrattività e formazione, ma vada a rivalutare la figura del conducente a 360°, raschiando via quel dannoso "stereotipo del camionista" che, purtroppo, da molti anni si porta dietro l'autista.

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